Ritengo doveroso soffermarmi su questo strumento fortemente voluto dall’ex Premier Conte, che ha di fatto messo in luce molte lacune e falle di cui si pagano oggi le conseguenze e su cui il Governo ha messo mano per porre fine a frodi e sprechi. Perché si tratta proprio di questo, il Superbonus, con le sue regole applicative, ha favorito e incentivato comportamenti fraudolenti e speculazioni che hanno portato ad un risultato certo, lo spreco di denaro pubblico con conseguente aumento del nostro debito pubblico. Non critico a priori l’idea, perché da sempre l’edilizia si è dimostrata un settore trainante per far ripartire l’economia, creando opportunità di lavoro e occupazione, e in questo caso abbiamo anche visto la restaurazione di molti edifici vecchi nei centri storici messi in sicurezza e abbelliti, ma critico la sua realizzazione perché ritengo che lo strumento sia stato scritto male e che sia indispensabile aggiornarlo o addirittura riscriverlo completamente.
Il Superbonus 110% è sicuramente un’opportunità vantaggiosa per ristrutturare la propria abitazione ed anche per raggiungere l’efficientamento energetico a cui sembra saremo tutti costretti da qui a breve. Ma oggi ci si inizia anche ad interrogare su chi ricada la responsabilità in caso di errori commessi in fase di progettazione e realizzazione. La domanda che inizia a preoccupare i tanti che hanno approfittato del Superbonus 110% è chi paga i danni? L’impresa, il committente, o in caso di condomìni l’amministratore? Se da controlli e verifiche dovesse risultare che i lavori non siano stati fatti a norma, l’Agenzia delle Entrate può disporre la sanzione principale, ovvero la decadenza dal beneficio dell’agevolazione fiscale al 110%, e avviare un recupero fiscale. La responsabilità ricade, in prima battuta, sul proprietario dell’immobile e l’Agenzia delle Entrate può prelevare il denaro evaso direttamente dal contribuente, a prescindere se l’errore sia stato commesso dal tecnico professionista incaricato di seguire il tutto. Il committente però, in caso di errore imputabile ai professionisti coinvolti nel progetto, potrà rivalersi su di loro perché solidalmente responsabili, ma per far valere i propri diritti dovrà ricorrere alle vie legali dando vita ad un lungo processo civile attraverso il quale potrà richiedere il risarcimento dei danni, sia patrimoniali che morali, subìti.
Il tema su cui vorrei però soffermarmi è quanto questa misura sia stata in realtà un grosso spreco di denaro pubblico. Siamo di fronte ad una detrazione unica nel suo genere in Italia, perché tutti i precedenti interventi di efficientemente e ristrutturazione sugli edifici non avevano mai superato il tetto del 100% e nella maggior parte dei casi erano abbondantemente sotto tale valore, come ad esempio nella prima misura di questo tipo che fu messa in campo dal primo Governo Prodi con la detrazione del 41% per la ristrutturazione degli immobili. L’inghippo, l’invito a delinquere, è insito proprio nell’aliquota al 110%, perché il committente ha ricevuto uno sconto in fattura dello stesso valore dell’importo della prestazione ricevuta da chi ha realizzato i lavori. Il credito d’imposta viene ceduto all’impresa che può farselo immediatamente monetizzare da una banca, ecco a cosa serve il rimanente 10%. Penso che non sia difficile capire che ognuno di noi che si trova di fronte alla possibilità di fare dei lavori per la propria abitazione senza spendere nulla, non mette in campo quel principio della diligenza del buon padre di famiglia. Mi spiego meglio. Non dovendo spendere nulla di tasca propria, chi vuole fare i lavori non perderà tempo a valutare i preventivi e verificare se siano congrui o meno e a cercare di contrattare sul prezzo. Ma chi di noi non lo fa quando si tratta di dover spendere propri soldi per qualsiasi bene o servizio? Non ci si preoccupa neanche di provare a sentire altri fornitori, chiedendo nuovi preventivi per compararli e poi optare per la scelta più vantaggiosa. Tanto paga Pantalone. Ma c’è ancora di più, le imprese hanno fatto lievitare i prezzi sfalsando il mercato e in cambio magari hanno fatto anche accordi, rigorosamente sigillati da una vigorosa stretta di mano, per effettuare altri lavori che non avrebbero diritto ad essere inseriti nel superbonus. Riflettiamo su questo prima di dare giudizi sulla volontà di porre correttivi al superbonus edilizio, e non dimentichiamoci che Pantalone, lo Stato, siamo tutti noi.
Leonardo Maiolica