La pandemia ha stravolto i mercati del lavoro a livello globale e le conseguenze nel breve termine hanno spesso assunto una estrema gravità: milioni di persone sono state poste in house work o in aspettativa o hanno perso il lavoro; tantissimi altri lavoratori, ritenuti essenziali per il funzionamento delle infrastrutture primarie o per la cura ed il sostenimento delle persone, hanno continuato a lavorare, seppur con nuovi protocolli di sicurezza negli ospedali e nei negozi di alimentari, negli uffici postali, nei patronati, nei magazzini.
“La McKinsey Global Institute (Mgi), ha pubblicato un rapporto sul futuro del lavoro dopo il Covid-19 per valutare l’impatto, nel medio termine, della Pandemia sulla domanda di lavoro, il mix di occupazioni e le competenze della forza lavoro in otto Paesi con diversi modelli economici e di mercato del lavoro: Cina, Francia, Germania, India, Giappone, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Insieme, questi otto Paesi, rappresentano quasi la metà della popolazione globale e il 62% del PIL Mondiale. Dalla ricerca è emerso che i lavoratori più colpiti sono coloro che operano a stretto contatto con altri individui. Si è evidenziato come i posti di lavoro in aree con livelli più alti di vicinanza fisica subiranno, dopo la pandemia, la maggiore trasformazione innescando effetti a catena anche in altre aree lavorative.
Prendendo spunto da tale ricerca è possibile, per ogni Azienda, effettuare una suddivisione in aree di lavoro nella quale la pandemia, ha causato un maggiore o minor impatto. Se prendessimo ad esempio l’area di assistenza medica, si può facilmente ipotizzare che vi sono aree e ruoli che prevedono una stretta interazione con i pazienti, come medici e infermieri ma anche altre, come quella amministrativa, basate sul lavoro d’ufficio, nelle quali il lavoro può essere svolto a distanza. I laboratori operano nell’area di produzione interna e questa tipologia di lavoro sebbene richieda l’uso di attrezzature specializzate hanno poca interazione con altri soggetti.
Altri esempi di interazione con il cliente in loco comprendono i lavori che prevedono una stretta interazione con i clienti, in banca, negli uffici postali e nei patronati e CAF. Il lavoro in quest’area è definito dalla frequente interazione con soggetti estranei e richiede la presenza negli uffici. Alcuni lavori in quest’area o parte di essi sono già migrati verso le transazioni digitali e difficilmente ritorneranno in presenza.
Anche il settore lavorativo legato al tempo libero e ai viaggi subirà una contrazione, l’automazione di alcune occupazioni, il passaggio al lavoro a distanza e la relativa riduzione dei viaggi d’affari, e di conseguenza la ristorazione, potrebbero ridurre la domanda di lavoro.
L’area del lavoro d’ufficio è la più vasta nelle economie avanzate ed è basata sul lavoro a computer e rappresenta circa un terzo dell’occupazione, di conseguenza, è facile ipotizzare che quasi tutto il potenziale lavoro a distanza ricada all’interno di questo settore.
Il Covid-19 ha avuto poca influenza sull’area della produzione e della manutenzione all’aperto dove si richiede poca vicinanza e poche interazioni con gli altri e si svolge completamente all’aperto e riguarda mediamente il 45% della loro forza lavoro in Paesi come Cina e India.
Il Covid ha accelerato tre grandi tendenze che riconfigureranno il lavoro anche dopo che la pandemia diminuirà i propri effetti.
Il lavoro a distanza e le riunioni virtuali probabilmente continueranno, anche se meno intensamente rispetto al picco della Pandemia. Si stima che nel post pandemia circa il 25% della forza lavoro, nelle economie avanzate, potrebbe lavorare da casa da tre a cinque giorni a settimana facendo aumentare di ben cinque volte il lavoro a distanza e inducendo in conseguenza un grande cambiamento nella geografia urbana e del lavoro. Le Aziende accelereranno la delocalizzazione e le persone migreranno dai grandi centri urbani alle piccole città.
L’ampio uso di videoconferenze durante la Pandemia ha inaugurato una nuova accettazione delle riunioni virtuali e di altri aspetti del lavoro, pertanto, Il lavoro a distanza potrebbe ridurre anche i viaggi d’affari di circa il 20% causando una sostanziale perdita per il segmento più redditizio delle compagnie aeree. Alcune aziende, a seguito delle esperienze positive con il lavoro a distanza durante la Pandemia, stanno già pianificando di passare a spazi di lavoro flessibili; questa modalità ridurrà lo spazio complessivo a loro necessario di circa il 30% e porterà meno lavoratori negli uffici ogni giorno. Conseguenzialmente la domanda di ristoranti e di trasporto pubblico verso il centro città potrebbe diminuire drasticamente.
Ciò nonostante alcuni lavori che se pur tecnicamente possono essere fatti a distanza richiedono, di fatto, la presenza fisica dei soggetti coinvolti. Ad esempio, le decisioni aziendali importanti, le negoziazioni che, se effettuate in remoto, non hanno la stessa efficacia.
L’e-commerce e le altre transazioni virtuali sono in piena espansione. Nel 2020, la quota di e-commerce è cresciuta da due a cinque volte e la maggior parte di coloro che hanno usato i canali digitali per la prima volta durante la Pandemia continueranno a usarli. Anche l’online banking e le varie forme di intrattenimento digitale hanno preso piede ed è probabile che continuino ben al di sopra dei livelli pre-Pandemia. Di contro il passaggio alle transazioni digitali ha favorito la crescita del settore di consegna, trasporto e stoccaggio.
Con l’adozione dell’intelligenza artificiale (I.A.) le aziende, durante le recessioni, hanno controllato i costi e limitato l’incertezza grazie all’adozione dell’automazione e la riprogettazione dei processi di lavoro. Molte aziende hanno implementato l’automazione e l’IA in magazzini, call center e impianti di produzione per ridurre il numero di lavoratori e far fronte ai picchi di lavoro. La ricerca di MGI rivela che le aree di lavoro con alti livelli di interazione umana probabilmente conosceranno la maggiore accelerazione nell’adozione dell’automazione e dell’I.A..
A livello globale, a seguito della Pandemia, Il mix di occupazioni cambierà in modo diverso nelle otto maggiori economie mondiali ed è certo che si avrà una bassa crescita nei ruoli a basso stipendio. Il maggiore impatto negativo ricadrà sui lavoratori dei servizi alimentari, e nel customer service, così come per i ruoli meno qualificati negli uffici. Di contro, i posti di lavoro nei magazzini e nei trasporti tenderanno ad aumentare in virtù della crescita dell’e-commerce e dell’economia delle consegne, ma tali aumenti non compenseranno totalmente la perdita di posti di lavoro a bassa professionalità e stipendio. Negli Stati Uniti, per esempio, i posti di lavoro nell’area customer service e nella ristorazione potrebbero diminuire di 4,3 milioni, mentre quelli nei trasporti potrebbero crescere di quasi 800.000 unità. La domanda di lavoratori nel settore sanitario e nelle occupazioni STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) potrebbe crescere oltre i livelli pre-pandemia (fonte ricerca MGI)
Prima della pandemia, la perdita di posti di lavoro, a causa dell’automazione, era concentrata nelle occupazioni con salario medio, nella produzione e in alcuni lavori d’ufficio, al contrario, i lavori a basso e alto stipendio continuavano a crescere. I lavoratori a basso stipendio che perdevano il lavoro potevano passare ad un’analoga occupazione. Ora si stima che quasi tutta la crescita della domanda di lavoro avverrà nei lavori ad alto stipendio pertanto in futuro, oltre la metà dei lavoratori a basso salario, per poter rimanere impiegati, dovranno passare a fasce salariali più alte che richiedono competenze diverse e pertanto avrà necessità di nuova formazione.
I lavoratori nelle occupazioni della fascia salariale più bassa usano le abilità cognitive di base e le abilità fisiche e manuali per circa il 70% del tempo, mentre nella fascia salariale media l’uso di queste abilità occupa circa il 50% del tempo. Nelle due fasce più alte, queste abilità rappresentano meno del 20% del tempo speso.
In Europa, dopo il Covid-19, i lavoratori senza laurea e le donne hanno maggiori probabilità di dover cambiare occupazione rispetto a prima. In Francia, Germania e Spagna, l’aumento delle transizioni lavorative è 3,9 volte superiore per le donne rispetto agli uomini e la necessità di cambiamenti occupazionali colpirà i lavoratori più giovani rispetto a quelli più anziani. In Italia, purtroppo, i dati stimati risultano ancora peggiori.
La vastità dei cambiamenti nello scenario lavorativo globale causate dal Covid-19 ha determinato la necessità per le Aziende e i Governi di prendere importanti provvedimenti per sostenere programmi di formazione. Entrambi hanno dimostrato una straordinaria capacità nel rispondere alla Pandemia con determinazione e innovazione. Le aziende dovranno operare un’analisi granulare dei processi lavorativi valorizzando quelli che possono essere svolti in remoto sviluppandoli per compiti piuttosto che su interi lavori. Alcune Aziende hanno puntato ai cambiamenti occupazionali valorizzando esperienze e competenze, piuttosto che puramente sui titoli accademici.
La politica dovrebbe sostenere le imprese migliorando l’infrastruttura digitale. Anche nelle economie avanzate, una vasta fascia di lavoratori nelle famiglie rurali non ha accesso a internet. I Governi dovrebbero facilitare la transizione tra fasce salariali differenti attraverso agevolazioni alla formazione, sostegno ai percorsi di reinserimento nel mondo del lavoro e solo in casi estremi con il sostegno ai lavoratori in attesa di nuovo impiego.
La ricompensa di tali sforzi sarebbe una forza lavoro più resiliente, più professionalizzata e meglio pagata e conseguentemente una società più equa.
Fabio Schirosi