La versione avanzata e l’agricoltura di precisione promettono un duplice vantaggio: migliorare la redditività delle coltivazioni e delle aziende e, al contempo, la salvaguardia dell’ambiente. Sarà vero?
Una cosiddetta agricoltura di precisione atta a sviluppare metodologie specifiche e che adotta tecnologie a seconda delle coltivazioni sulle quali interviene. Così si potrebbe definire l’agricoltura 4.0 che garantisce vantaggi a tutta la filiera, dai produttori ai consumatori, e che a tal fine, si avvale dei progressi della trasformazione digitale, responsabile della rivoluzione che in questi anni ha travolto anche altri ambiti della nostra vita.
L’avvento della quarta rivoluzione industriale nell’agrifood raffigura una grossa opportunità per aumentare la sostenibilità ambientale ed economica. Si spazia dall’automazione della raccolta all’analisi dei dati, grazie ai sensori intelligenti, provenienti direttamente dai campi; dai trattori guidati autonomamente dai droni che provvederebbero anche alla semina. Ad incrementare l’armamentario tecnologico ci sono anche l’IoT (l’Internet of Things), la robotica, l’AI (Intelligenza Artificiale) e i Big Data.
Da uno studio effettuato dall’Osservatorio AgriFood del Politecnico di Milano, insieme al Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università di Brescia, nell’industria agroalimentare il digitale ha registrato una crescita del 270% rispetto a cinque anni fa. Una vera e propria esplosione che fa dell’innovazione digitale un vero e proprio trampolino per il settore agroalimentare. Per il mercato la comparto agricolo 4.0 vale una somma vicina ai 500 milioni di euro (quasi il 20% del settore a livello europeo.
Precision farming: capostipite dell’agricoltura 4.0
Introdotta negli anni 90 del secolo passato, la precision farming sarebbe la cosiddetta “agricoltura di precisione”. Ossia l’utilizzo di interventi specifici sulle colture con un’attenzione specifica alle caratteristiche delle piante, del suolo grazie al cosiddetto indice vegetativo (valore legato al benessere della pianta: che esamina i dati che vanno dal livello di zuccheri all’attività fotosintetica). Il fine ultimo è sempre il solito cioè migliorare la resa in termini di produttività e tagliare i costi, anche in termini ambientali. Il comparto agricolo sta sperimentando oggi quello stravolgimento già registrato in passato nei settori terziario e dell’industria. L’irrigazione è stato il settore fin dall’inizio più tecnologizzato per preservare le risorse idriche e per non indebolire le piante. Di seguito sono arrivate le tecniche digitali per la piantumazione (adattate a seconda delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo); la somministrazione di antiparassitari e fertilizzanti unicamente nella quantità necessaria e nei tempi più utili. Ci si rende conto che non solo gli appezzamenti hanno caratteristiche ed esigenze diverse ma ogni singolo metro quadrato di coltivazione ha bisogni fisiologici specifici che possono essere ottimizzati, distribuendo le risorse lì dove necessitano. Tali tecnologie si sono evolute nel corso del tempo fino a rendere possibile, grazie a sensori di ultima generazione, la comunicazione in tempo reale dei dati registrati direttamente nei campi.
Quali sono i benefici dell’agricoltura 4.0
L’agricoltura 4.0 garantisce:
- Eliminare gli sprechi riuscendo a calcolare con precisione il fabbisogno idrico della coltivazione e determinare l’insorgere di malattie e parassitosi;
- Controllo preciso sui costi di produzione e pianificazione di tutte le fasi di lavorazione (semina, raccolta) delle colture con risparmio di risorse economiche ed energetiche;
- Tracciamento della filiera migliorato con particolare interesse all’intero processo produttivo.
Il pianeta giova veramente di questo tipo di agricoltura 4.0?
Ad oggi, per produrre una chilocaloria alimentare (agricola), ne servono 10 di idrocarburi, il petrolio per intenderci. Diverse le opinioni in merito a questa domanda.
A parere di Alessandro Ronca del PeR (Parco dell’energia rinnovabile) questo tipo di agricoltura porterebbe solamente benefici economici e per niente ambientali. Afferma che “Se si delega il controllo della coltivazione a una macchina bisogna mettere in conto il costo ambientale da pagare per far funzionare quella macchina”. L’energia per alimentare i macchinari proviene, nella maggioranza dei casi, no da fonti rinnovabili ma da quelle “tradizionali”, le più inquinanti.
Sicuramente forte è la necessità che l’agricoltura intensiva, tutt’ora in atto, all’ambiente fa molto male. I contadini non possono esser solo imprenditori agricoli perché questo li impegna solo a generare profitto e non a pensare al benessere del pianeta. L’agricoltura moderna deve mettere sul piatto della bilancia produttività e tutela ambientale.
D’altro canto c’è chi pensa di aumentare la produzione alimentare visto che la domanda mondiale, nei prossimi 30 anni, aumenterà del 70%. Se consideriamo che il 90% delle terre coltivabili è già utilizzato, come facciamo a non dare il colpo di grazia al pianeta? Entro il 2050 bisognerà sfamare 9 miliardi di persone e per far ciò risulterà molto difficile non impattare sulla salute della Terra.
Ma in Italia, come siamo messi?
Potremmo sintetizzare in questo modo: grandi eccellenze ma non grandi produzioni. L’agricoltura di precisione ha, nel nostro Paese ereditato molti ostacoli: ad es. la sovra edificazione civile (selvaggia) che ha sottratto terre coltivabili; la scarsa attrazione della carriera da agricoltore (anche se negli ultimi anni molti giovani si sono riavvicinati a questa professione); e tutti i vincoli dei siti per il loro valore storico e paesaggistico.
Insomma, per l’agricoltura 4.0 il lavoro da fare è molto, ma sembra sulla buona strada. Nel 2021, infatti, la superficie coltivata con strumenti di agricoltura 4.0, è stata del 6% del totale, toccando il doppio dell’anno precedente. Per di più, sempre nel 2021, il 60% degli agricoltori nel nostro Paese, ha utilizzato almeno una soluzione 4.0. Maggiormente utilizzato sono i software gestionali e i sistemi di monitoraggio e controllo delle macchine. La previsione è che il 26% delle aziende agricole italiane, ha effettuato o prevede di effettuare investimenti nell’agricoltura 4.0.